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Bernanke: non toccate la Fed

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4 dicembre 2009
Ben Bernanke

Ben Bernanke è finito sotto attacco al Senato durante le prime audizioni per la sua riconferma alla guida della Federal Reserve. Il capo della Fed ha risposto mettendo in guardia dalle tentazioni di togliere indipendenza e poteri alla banca centrale.

L'attacco in alcuni casi è stato più violento di quello che ci si potesse aspettare: «Lei è la definizione dell'azzardo morale - ha detto il senatore Jim Bunning, repubblicano del Kentucky, rivolgendosi a Bernanke, seduto nella poltrona dei testimoni nella sala della commissione bancaria al Senato - farò tutto quello che posso per bloccare la sua nomina». E sul fronte opposto, da sinistra, il senatore indipendente del Vermont Bernie Sanders ha promesso ostruzionismo per far cadere la sua nomina. «Avevamo un'altissima opinione di lei - ha aggiunto il senatore Richard Shelby, repubblicano dell'Alabama - ora ho paura che la nostra fiducia e la nostra disponibilità siano state mal riposte». Ma Christopher Dodd il presidente della Commissione, che vuole depauperare con un suo progetto di legge la Fed di buona parte dei suoi poteri, ha sottolineato che Bernanke ha gestito bene la parte più complessa della crisi e ha raccomandato la sua conferma: «È il leader giusto, per questo dovrebbe essere confermato alla guida della Fed inviando allo stesso tempo un messaggio corretto ai mercati», ha detto Dodd.

Sono in pochi a dubitare della conferma di Bernanke. E il governatore si è difeso strenuamente: «Le azioni della Fed hanno contribuito in modo sostanziale al significativo miglioramento delle condizioni finanziarie, portando il paese a quello che sembra l'inizio della ripresa», ha detto. Dal dibattito di ieri tuttavia si ha la conferma di una partita più vasta e importante, appena iniziata, quella che si propone di ridimensionare sia i poteri che la proverbiale indipendenza della Fed. Alla Camera il deputato repubblicano Ron Paul ha persino chiesto che le decisioni della Fed in materia di politica monetaria vengano passate al vaglio del Congresso. Al Senato la manovra di Christopher Dodd è più subdola: propone la creazione di una nuova agenzia di controllo preposta alla regolamentazione nel post crisi. Un'idea opposta a quella dell'amministrazione, che vuole invece porre la Fed al centro delle attività di sorveglianza.

Dalle audizioni è emerso un elogio generalizzato per il modo in cui Bernanke ha gestito la crisi esplosa nel 2008, con immediate e potenti iniezioni di liquidità. Ma è anche emerso un attacco al modo in cui ha esercitato il suo ruolo di controllore, in un periodo in cui le banche si accollavano rischi crescenti. Non solo, recentemente è emerso che già nel 2003, quando era nel consiglio della Fed, Bernanke fu l'architetto della linea politica che portò il costo del denaro su livelli troppo bassi alimentando la speculazione selvaggia che poi portò alla crisi del 2007/2008. È soprattutto per quest'ultima ragione che ieri, al coro dei senatori che vorrebbero bocciarlo, si è aggiunta l'autorevole voce del Wall Street Journal. In un editoriale ha chiesto che Bernanke rassegni le dimissioni. Bernanke ha preso atto degli errori nella sorveglianza: «Non abbiamo fatto un lavoro perfetto nel regolare gli eccessi di rischio nel settore finanziario» ha detto. Subito dopo però, ha aggiunto: «Sarebbe una tragedia se, dopo tutte le difficoltà che gli americani hanno dovuto affrontare negli ultimi due anni, la nazione non riuscisse a compiere i passi necessari per evitare il ripresentarsi della crisi e, andando avanti, dobbiamo fare in modo che la Fed resti indipendente e sia in grado di agire in modo efficace». Sarebbe un errore - ha detto - togliere alla Fed i poteri di vigilanza sulle banche.

La partita è aperta dunque. Dodd ha ammesso che sarà difficile votare prima di fine anno. E non c'è dubbio che se le due partite parallele, quella per la riconferma di Bernanke e quella per un ridimensionamento della Fed, diventassero interscambiabili, evitare il ridimensionamento della Banca centrale sarebbe di gran lunga l'obiettivo storico più importante.

CONGRESSO OSTILE
Clima pesante
Deputati e senatori criticano la Fed per non aver saputo prevenire la crisi, ma anche per le risposte che ha dato, giudicate troppo «morbide» nei confronti di Wall Street. In questo contesto si inseriscono due progetti di legge anti-Fed
Il progetto Dodd
Il senatore Chris Dodd (nella foto in basso), democratico, presidente della commissione bancaria del Senato, ha presentato un disegno di legge che toglie alla Fed il cruciale potere di vigilanza sulle banche. Un'«agenzia per la stabilità finanziaria», gestita da un Cda che includa rappresentanti della Fed, avrebbe le funzioni di vigilanza sui grandi istituti e il potere di smembrarli se la loro situazione di crisi minaccerà l'economia
Il piano Paul
Ron Paul, repubblicano, ha proposto invece di sottoporre al vaglio del Congresso le decisioni della Fed sui tassi. La sua proposta, che è passata in commissione alla Camera, è stata definita un grave attacco all'indipendenza della Fed

4 dicembre 2009
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